Cani e senzatetto, l’animale è un salvagente per chi vive in strada a Torino

28 Luglio 2023

Chiamateli persone fragili e chiamateli compagni di vita, non senzatetto e cani. In ogni città del mondo è possibile incontrare individui che vivono o si sono ritrovati a vivere in strada, con i loro animali che spesso rappresentano l’ultimo tratto in comune con chi la sera può rientrare nella propria abitazione. “Il cane non è una semplice compagnia, è ciò che fa la differenza tra l’invecchiare fuori dal mondo e l’invecchiare restando inclusi nella società” spiega Luce Boles, presidente della ONLUS Homeless not Dogless di Torino.

In Italia ci sono circa 50 associazioni no profit che si occupano di animali, il doppio che si occupano di senzatetto e quasi nessuna che tratta contemporaneamente le due categorie. Nonostante questo, in molte città alcuni dormitori appartenenti ad associazioni private hanno aperto le porte alle persone in difficoltà che possiedono un cane.

Senzatetto e animali: a Torino un dormitorio ha aperto le porte ai cani

“Non ho mai preso in considerazione l’idea di entrare in un dormitorio, poi i servizi sociali mi hanno detto che qui accettavano anche i cani – racconta Carlo tenendo una mano appoggiata alla gabbietta di Cherie, la sua cagnolina – dove vado io viene anche lei: sono il suo terzo padrone e nonostante i miei problemi, rimango il migliore che abbia mai avuto”. Cherie è un esempio di come l’affetto prescinde la situazione socioeconomica: il primo proprietario la teneva alla catena ventiquattr’ore al giorno, mentre il secondo la lasciava sola a casa per settimane. Carlo è davvero il suo miglior padrone. Ama raccontare di Cherie ma parlando di sé si limita a dire: “Ho commesso uno sbaglio e ne sto pagando le conseguenze”.

L’Asilo Notturno di Via Ravenna 4 a Torino

Oggi Carlo e Cherie sono ospiti dell’Asilo Notturno di Via Ravenna 4 a Torino, una struttura in cui è possibile portare anche i propri animali da compagnia. Il cortile interno, dove si trovano le gabbie, misura circa centoventicinque passi da est a ovest ed è profondo quaranta, qui le gabbiette sono poste in un angolo e si affacciano su un’aiuola recintata con un albero al centro, dove i cani possono muoversi. Nella struttura collaborano più realtà: si accede tramite i servizi sociali, i volontari di Homeless not Dogless si occupano dell’animale mentre l’associazione Asili Notturni pensa all’ospite umano.

Riccardo e Cip, senzatetto e animali, Torino
Riccardo con Cip, il suo cane, durante l’intervista per animali e senzatetto, cortile interno dell’Asilo Notturno Via Ravenna 4 a Torino.

“Cip è parte di me, dopo un anno di problemi di salute in cui ho preso anche il covid, mi ha aiutato a uscire dalla depressione” racconta Riccardo mentre tiene in braccio il suo Cip, un pechinese imperiale. Siamo seduti al centro del cortile, sotto un gazebo tinto di rosa e circondato da fiori. “Facevo l’imprenditore, poi è crollato tutto”, oggi Riccardo spera di riuscire ad aprire un nuovo locale al Quadrilatero, una zona della movida torinese. “Un animale dà amore ma ne richiede anche tanto, è proprio questo ciò che aiuta davvero: Cip dipende da me, non posso lasciarmi andare”.

Pet therapy: l’animale aiuta davvero

Tutti pensiamo che l’animale sia la prima cosa a cui rinunciare se ci trovassimo in strada, eppure nessuno è disposto a farlo. Per Claudio Artale, presidente di Con.Te.Sto associazione che si occupa di pet therapy, la motivazione è lampante: “Siamo portati ad antropomorfizzare gli animali proiettando sentimenti umani su di loro, richiamano i nostri istinti parentali”. Nelle situazioni di disagio sociale, Claudio non ha dubbi, gli animali aiutano: “Quando qualche volontario porta il suo cane nelle strutture i conflitti si azzerano completamente”.

Nessuno, nemmeno se senzatetto, abbandona il cane

Non rinuncia al suo cane nemmeno Yosef, un ragazzo rumeno di 21 anni che insieme a Betty vive senza dimora. È originario di Bucarest ma viaggia spesso in cerca di lavoro. Ha il viso pulito nonostante passi i suoi pomeriggi sul ciglio di una strada e le se sue notti sotto un portico vicino alla stazione. Durante il nostro primo incontro dice di voler andare in Germania per cercare lavoro, durante l’ultimo sorride perché sta per partire. Chiedo se ha mai pensato di abbandonare Betty ma lui risponde ridendo: “Non potrei, stiamo insieme da 4 anni e non vorrei metterla in canile, tu lasceresti il tuo cane?”.

Animali e senzatetto dal punto di vista legale

Il legame tra animali e persone potrebbe sembrare qualcosa di naturale e affettivo, ma la realtà è più complessa: l’ordinamento giuridico italiano considera gli animali una proprietà al pari delle automobili anche se ne riconosce l’utilità terapeutica.

“I cani sono come le barche? Non ci si può cambiare il nome?”

“Sì puoi, ma sono come le bollette, devi farci la voltura”

Edoardo, un volontario, e Luce scherzano, ma in questo scambio di battute è racchiusa la condizione legale dei cani. Le associazioni che si occupano di animali sono costrette a confrontarsi con problemi di natura giuridica: sono parte dell’eredità di un morto, possono essere sequestrati preventivamente o confiscati, come qualsiasi altro bene materiale, per essere destinati al canile.

L’Enpa: non è solamente animalismo

Kino (Cane), rifugio ENPA di Torino
Kino, salvata da un circuito di combattimenti illegali, vista attraverso le reti delle gabbie esterne del rifugio ENPA, sezione di Torino. Deve rimanere isolata perché è ancora aggressiva con gli altri animali.

Non esistono solamente i canili, ci sono anche rifugi gestiti da enti e associazioni: in tutta Italia l’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, si occupa di tutelare il benessere degli esemplari che ospita. Il rifugio di Torino è appena fuori città, è ampio e ci lavorano molti volontari. “Le associazioni di tutela animali non sono per forza costituite da animalisti – dice Marco Bravi, presidente della sezione torinese – in realtà prendendoci cura di un essere vivente stiamo tutelando tutto l’ambiente, è questione di salute pubblica”. Del resto, il primo embrione del suo ente fu fondato da Garibaldi nel 1871 e si chiamava Società Protettrice degli Animali. “Nacque principalmente per tutelare i cavalli perché, oltre ad essere uno dei motori dell’economia dell’epoca, erano molto amati dai nobili inglesi che visitavano la città e non gradivano vederli maltrattati per strada”. Un aspetto piuttosto pratico.

Animali e senzatetto, “Una storia comune di gente comune”

Così come pratico è l’atteggiamento di Pepe, un uomo di origini uruguaiane che vive con la moglie e il cane Roy, pastore maremmano di 13 anni e 65 chili. Ne è il proprietario da 6 anni, quando fu sfrattato da casa e perse il lavoro, trovandosi per strada. “Sono arrivato in Italia nel 2002 e ho lavorato a lungo nella cucina di un locale argentino, sono molto bravo alla griglia – ha l’accento sudamericano e una voce allegra nonostante i 66 anni di vita alle spalle – quando mia figlia dovette trasferirsi non poteva portare il cane con sé, è stata lei la prima proprietaria di Roy”.

Roy e Pepe, animale e senzatetto, esterno della sede Homeless not Dogless di Torino. Foto presa dalla pagina Facebook dell’associazione con il consenso.
Roy e Pepe, animale e senzatetto, esterno della sede Homeless not Dogless di Torino. Foto presa dalla pagina Facebook dell’associazione con il consenso.

Tutti gli domandano come mai decise di occuparsi del cane nonostante stesse per essere sfrattato invece di affidarlo a un canile, ma la risposta è sempre la stessa: “Roy è un maremmano, stava perdendo la sua referente, non poteva andare in canile perché è fatto per stare in famiglia. Certo ha dovuto sopportare alti e bassi insieme a me e mia moglie, ma adesso è felice e ha anche un piccolo cortile a sua disposizione”.

Un percorso con l’animale di proprietà anche per chi vive in strada

Pepe descrive la sua esperienza come “Una storia comune, di gente comune”. Ascoltando le vicende di chi è diventato senzatetto per cause economiche ci si accorge che esistono alcune costanti: un errore o un imprevisto, un crollo emotivo, una crisi economica inarrestabile. Però se queste persone definite fragili hanno un cane c’è una costante in più, “Non potevo abbandonarlo, ha bisogno di me”.

Proprio da questo Claudio Artale pensa che potrebbe partire una terapia perché “Le ultime linee guida del 2017 in ambito pet therapy incoraggiano un percorso con gli animali già di proprietà della persona”. Le principali realtà che lavorano nel sociale se ne stanno accorgendo, molti dormitori in tutta Italia stanno aprendo le porte anche ai compagni di vita delle persone fragili e stanno nascendo collaborazioni positive tra associazioni per creare percorsi inclusivi per tutti.

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